Eh, diciamo che “sintetizzare” queste cose in poco spazio per una persona che non ha una base sulla propagazione delle onde acustiche nello spazio e del principio di funzionamento degli altoparlanti, non è semplicissimo..
Purtroppo, già capire perché ci sono i “woofers” i “midrange” ed i “tweeters”, quando è come usarli e come si “fondono” le emissioni tra loro attraverso il “crossover”, serve qualche pagina di spiegazioni, partendo da un po’ di acustica. Oltre che fuori dalla mia portata, diventerebbe sicuramente noioso..
Il mio intento era di “interessarti” sulla problematica. E vedo che ci sono riuscito. Almeno ti farai delle domande, prima di mettere mano a portafoglio e macchina.
Adesso parliamo dei ritardi temporali.
Come ha detto Armando, se vuoi andare oltre alla pressione sonora ottenibile con amplificazione, trattamento acustico delle portiere e sostituzione degli altoparlanti (in ordine di importanza da 1 a 3), sostanzialmente devi adottare i ritardi temporali. Qualcuno pensa che non siano necessari e che “ci siano altre vie”. Beh, io credo fermamente che chi lo sostiene non abbia mai ascoltato una macchina con un impianto decente, mettendola analiticamente a confronto con la propria. Oppure che abbia un concetto della riproduzione dei contenuti musicali quanto meno molto diverso dal mio, come priorità.

Anche rimanendo nella branca “hi-fi”, infatti, ci sono infiniti modi di intendere l’ascolto.
Faccio chiarezza: il MIO, quello sulla base del quale esprimo pareri e provo a dare consigli, prevede che:
- Sulla macchina ci debba essere una pressione sonora sufficiente ad “emozionare” ed a superare i rumori della strada. Io ascolto la musica come attività principale, mentre guido, e da solo. Mai come “sottofondo”. Piuttosto, se ho qualcuno in auto, ascolto la radio o chiacchiero ad impianto spento. Tranne che i passeggeri non siano interessati ad ascoltare in silenzio, cosa sostanzialmente mai verificata.
- Nel mio impianto la timbrica non importa che sia “ossessivamente perfetta”, ma non si devono sentire fastidiosi effetti acustici di “controfase”, ovvero sensazioni di “vuoto”, “orecchio tappato”, “sorgenti divise in due” o che si spostano a seconda della nota riprodotta.
- Devo percepire una sensazione di spazialità che rende la “nuvola di suono” un po’ più grande della macchina e una rappresentazione “3d” della posizione degli strumenti, nelle registrazioni dove il fonico li posiziona in modo “visibile”. Con la musica cantautore le, jazz, blues, fusion, soul, funky, normalmente questi effetti si percepiscono molto nettamente, talvolta in modo creativo. Ma un campo sonoro regolarmente “in fase”, comunque garantisce sempre che l’espressione musicale del fonico sia sempre percepibile anche per quei generi che fanno uso creativo dell’EFFETTO STEREOFONICO. Che esiste sempre ed è la ragione dell’esistenza di (almeno) DUE CANALI in qualsiasi traccia musicale incisa dagli anni 60 in poi. Da Lucio Dalla e Francesco DeGregori in “Come fanno i marinai”, che cantano distinti uno a fianco all’altro a Sade dove in molti brani si sente la voce sovra incisa provenire da direzioni diverse nei cori. Sono cose che fanno parte del brano, sono presenti in tutta la musica e SI DEVONO SENTIRE NETTAMENTE. Sennó, NON STAI ASCOLTANDO IN STEREO.

Ti perdi un bel pezzo di musica!
Pensare un brano musicale senza una corretta fase ed effetto stereo, nella mia mente è come pensare ad una fotografia a colori virata per la mancanza di una componente. Pensare ad un brano riprodotto in monofonia, per capirci, è come vederlo “in bianco e nero”. È vero che una foto è una “rappresentazione” della realtà, come è vero che una foto in bianco e nero puó essere esteticamente emozionante in funzione del soggetto. Allo stesso modo, la musica è bella quando è “intima” ed è bella quando è “grande”. Pensare che sia “grande” quando suona forte e con molti bassi e basta, è come pensare ad una gigantografia in bianco e nero o, peggio, dai colori sbiaditi male, come in un vecchio cartellone pubblicitario scolorito.
Certo, puó ancora comunicare il messaggio. Ma è molto distante dalla realtà rappresentata da chi quel messaggio l’ha pensato è voluto comunicare.
Per fare la musica “grande” in tutti i sensi, quindi, per quanto mi riguarda, IN AUTO servono i ritardi temporali. PUNTO.
Più sono “raffinati” per la singola via, dato che in auto non abbiamo quasi mai distanze relative degli altoparlanti simili per “gruppi” (come avviene invece normalmente in un diffusore domestico) specie se si rimane in predisposizione, i ritardi temporali sono lo sparti acque tra l’hi-fi ed il “my-fi”.
Questo naturalmente è il mio OPINABILISSIMO PENSIERO. Ma credo che possa essere ampiamente condiviso, con le personali variazioni di importanza tra timbro, effetto stereo e pressione.
Fine del “pistolotto”.
Questi ritardi è possibile realizzarli in modo estremamente costoso anche per via passiva. Ma è talmente complesso che al momento ho sentito solo una macchina, completamente “passiva”, che li ha implementati con successo. Ed era una C1 realizzata da Perry Audio, un famosissimo centro installazione dalle parti di Reggio Emilia. Ed il crossover era circa 1 metro quadrato di componenti, posizionato (era una auto “demo”) al posto del sedile posteriore.

Aveva un tre vie con medi a cruscotto in riflessione e tweeters a montante in radiazione diretta. E l’anno dopo ha aggiunto il sub..
Per inciso, in quell’occasione l’auto migliore che ho sentito era un’altra. Anche se la C1 era IMPRESSIONANTE.
La soluzione più economica (ma poi servono gli amplificatori..) è acquistare ed installare una sorgente con DSP. [ERRORE T9, RILEGGERE!!!] sono a partire da 250/300 Euro. Ma se hai già la sorgente di serie e devi usare quella, la soluzione più economica è un DSP amplificato. Per impianti semplici, si parte da 450/500 Euro per prodotti che consentono già elaborazioni complesse e che incorporano amplificatori di qualità tale da non farti rimpiangere amplificatori di fascia bassa e media.
No DSP, no ritardi temporali.

Il fatto che non lo consideri “alla tua portata” e pensi di poter tarare l’impianto con il crossover analogico incorporato in un amplificatore, a mio parere è pura illusione, se devi indirizzare l’impianto nella direzione “hi-fi”. Solo il fatto che al momento non hai una base di ascolti sufficiente, puó renderti “accettabile” questa soluzione.

Tuttavia, potenzialmente, anch’essa migliorerà la prestazione dell’impianto di serie. E magari questo miglioramento lo riterrai sufficiente per anni o per sempre.
Per quanto riguarda il ritardo totale dell’intero canale, è pratica comune, per risparmiare un canale di amplificazione. Di solito si fa per questo. Oppure se il crossover passivo del canale è stato fatto su misura, perchè si è preferito così. Che non è una scelta al ribasso, ma al contrario, di estrema raffinatezza.

Eh.. Gli audiofili sono strani!

Ma si applica tipicamente in impianti dove gli altoparlanti non sono in predisposizione, ma posizionati in modo opportuno, costruendo piccole strutture [ERRORE!!!].
Si puó sempre fare come azione di compromesso, sicuramente molto meglio di niente, anche se si acquista un kit con proprio crossover dedicato commerciale. Ma serve sempre che ci sia il DSP. Esterno, amplificato o meno, o incorporato nella sorgente.
Ciao!
