Be, no OT, dai..
Anzi: siamo nella sezione giusta per approfondire.
E, senza nessuna pretesa, mostro un po' di cose che a chi si approccia all'hi-fi in generale, credo che possano essere utili.
Questa qui sopra, è la curva dell'impedenza di un sistema di altoparlanti a due vie, in cassa reflex.
La curva nera è la parte RESISTIVA dell'impedenza del sistema. Gli ohm sono sull'asse di sinistra.
Notate quanto NON HA NULLA A CHE FARE con l'IMPEDENZA NOMINALE, ne TANTO MENO CON LA "RE", che molti utilizzano per dimensionare l'amplificatore.
Ma il bello viene ora.
La curva rossa è la fase dell'impedenza. Ovvero, rappresenta la direzione degli gli sfasamenti che subisce la corrente che attraversa il sistema, che DEVE essere prodotta dall'amplificatore collegato.
Attenzione: NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA FASE ACUSTICA del suono prodotto dagli altoparlanti in questione.
La "cassa" misurata, una Dynaudio da piedistallo di fascia alta, ha un'impedenza nominale di 6 ohm.
La realtà, è quella che vedete: l'impedenza reale, cambia continuamente con la frequenza che chiediamo di produrre al sistema. E quella REALE vista dall'amplificatore, è la somma vettoriale di parte resistiva e reattiva. Nella fattispecie, rispetto alla curva nera, si "alzerà" quando la fase va in campo positivo (impedenza induttiva) e si abbasserà quando la fase va in campo negativo (impedenza capacitiva).
L'asterisco, rappresenta il punto dove l'amplificatore è chiamato ad erogare più corrente, a parità di tensione prodotta ai morsetti del sistema. Tensione che dipende dal segnale di pilotaggio.
Nell'esempio in oggetto, l'impedenza minima "equivalente" che vede l'amplificatore, la vede quando chiamato ad eccitare il sistema alla frequenza di 42,3 Hz ed è pari a 4,16 Ohm. Si legge nel testo di commento che non riporto per brevità.
In altre parole: la membrana dell'altoparlante viene eccitata dalla TENSIONE che applichiamo ai suoi capi, che è il risultato dll'amplificazione del segnale in ingresso.
Ma lo spostamento vero e proprio, RICHIEDE una certa corrente, che DEVE essere prodotta dallo stesso amplificatore. Se l'amplificatore non riesce a produrre la corrente necessaria, la membrana non riuscirà a muoversi secondo la tensione applicata. Quindi DISTORCERÀ il suono.
Un carico la cui impedenza reattiva ruota molto in senso capacitivo, richiederà più corrente, a parità di pression sonora. Vice versa, richiederà meno corrente.
Ora viene l'amplificatore.
Questa qui sopra, è la "caratteristica di carico limite" misurata su un amplificatore dall'erogazione piuttosto rocciosa. Si tratta di un classe D di recente generazione, di fascia alta.
In pratica, viene ricavata pilotando l'amplificatore sotto esame con un segnale test, abbassando progressivamente l'impedenza e rilevando la distorsione. In questo caso, ogni punto viene fissato quando sono evidenti i primi segni di saturazione.
I punti di prova, da 16 a 2 ohm, vengono disegnati sul grafico, dove si interseca corrente e tensione. Le linee diagonali sono quelle che indicano la potenza, che è il prodotto della tensione comandata dal segnale di pilotaggio per la corrente sviluppata sull'impedenza di prova, che è puramente resistiva.
Più la curva che unisce i punti è verticale, più l'amplificatore rispetta la teoria del raddoppio della potenza al dimezzamento del carico.
Nella foto si vede poco, ma le curve sono due: una blu, ricavata per segnali con impulsi di 40 ms, che rispecchia più fedelmente il segnale musicale, una rossa, ricavata con un segnale continuo.
La differenza fra le due curve, evidenzia il dimensionamento dell'alimentatore.
Ecco un altro esempio:
Questa misura è di un amplificatore di fascia più economica. Il dimensionamento dell'alimentatore non consente di sviluppare la stessa potenza in regime continuo ed impulsivo.
In realtà, sui picchi musicali andrà comunque bene. Ma la minor raffinatezza dell'alimentazione, avrà influenza sul suono, quanto più il carico diverrà impegnativo: ovvero, quanto più sarà bassa l'impedenza da pilotare. In particolare, occhio al ripple dell'alimentazione sui segnali "tenuti" e al fattore di smorzamento sui carichi tosti.
Un altro esempio e poi basta:
Qui, le curve sono parecchio "curve". Tuttavia, le potenze sono molto elevate e la differenza tra regime impulsivo e continuo, è minima.
Si tratta di un amplificatore Maranz di fascia alta, prodotto con moduli Apex, in classe D.
L'alimentazione è ben dimensionata. Si tratta di una scelta, quella di mantenere la corrente massima erogabile, costante.
Praticamente, con un amplificatore di queste caratteristiche, la potenza erogata, non raddoppia affatto col dimezzamento dell'impedenza. Tende, appunto, ad essere costante.
Ci sono molti finali, che suonano benissimo, che erogano una potenza costante al variare del carico. Con questa tipologia non si può, però, fare affidamento alcuno sulla teoria del raddoppio della potenza al dimezzamento dell'impedenza.
Quindi, valutare sempre i dati dichiarati, ma non dare nulla per scontato.
Ciao!
