Ti faccio un po’ di ripasso,
@Nessuno ?
La potenza non è altro che il prodotto della tensione per la corrente. Quindi, a seconda del contesto, viene erogata ed assorbita.
Detto questo, in generale, l’amplificatore “ideale” dovrebbe essere in grado di erogare tutta la corrente necessaria a muovere l’altoparlante, in funzione della tensione con la quale l’altoparlante viene pilotato.
In soldoni, l’amplificatore riceve una tensione variabile in ingresso, che costituisce il segnale proveniente dalla sorgente. E questa tensione viene elevata dai circuiti interni, ad un valore che sia in grado di pilotare un altoparlante.

Se l’altoparlante “da 4 ohm” fosse visto come una “resistenza da 4 ohm”, tutto bene. Avresti in uscita la potenza data dalla tensione di pilotaggio per la corrente assorbita dall’altoparlante da 4 ohm.
Tuttavia, l’altoparlante è un carico che presenta una impedenza che dipende dalle proprie caratteristiche di costruzione. E che varia con la frequenza. E nei sistemi multi via con crossover passivo, lo stesso crossover, per il proprio principio di funzionamento, modifica, frequenza per frequenza, l’impedenza che viene vista dall’amplificatore. Per non parlare del carico acustico posteriore. Ovvero dalla “cassa acustica”.
Quindi non siamo in presenza di un carico resistivo fisso a cui viene applicata la tensione, che comporta un assorbimento di corrente uguale a tutte le frequenze. Siamo in presenza di un carico “complesso”, che puó essere induttivo o capacitivo o resistivo, a seconda della frequenza del segnale musicale. E per muovere la membrana in modo RIGOROSAMENTE proporzionale ALLA TENSIONE DI PILOTAGGIO (ovvero senza distorsioni), a seconda della frequenza che assume detto segnale istante per istante, potrebbe essere necessaria UNA CORRENTE MOLTO DIVERSA DA QUELLA NOMINALE.

Questo fatto costringe l’amplificatore, A PARITÀ DI TENSIONE EROGATA SUL CARICO (che dipende come abbiamo detto dal segnale..), a fornire una corrente maggiore (carico capacitivo) o minore (carico induttivo) rispetto al carico resistivo. Per cui, un amplificatore “buono”, per pilotare altoparlanti dall’impedenza “complicata”, deve poter erogare istante per istante TUTTA LA CORRENTE NECESSARIA, SEMPRE, a soddisfare l’appetito dell’altoparlante.
Un amplificatore che eroga una potenza maggiore di un un altro, su carico di impedenza più bassa, ha probabilmente un alimentatore meglio dimensionato. Perchè, di fatto, un amplificatore è un “rubinetto” la cui leva è pilotata dal segnale di ingresso. Ma la tensione e la corrente che arrivano al carico, sono QUELLE DI ALIMENTAZIONE. Che “vengono fatte passare a tempo di musica” dal “rubinetto”.
Ora, questa caratteristica, come detto è un indicatore del dimensionamento e del tipo di progetto adottato. Ma non è che da sola basta a decretare “che l’amplificatore è più buono di un altro”. Perchè ci sono TANTE ALTRE COSE, che determinano la qualità sonora.
Ad esempio, siccome di fatto la tensione di alimentazione diventa il segnale musicale, se è “sporca”, questa sporcizia si sommerà al segnale musicale. Per cui l’alimentatore, deve essere ben filtrato. Non basta che sia “ben dimensionato”.
Oppure: se l’alimentatore è in grado di erogare corrente, ma non è abbastanza veloce ad erogare picchi di repentini di corrente richiesti dal carico, se fai una prova con un segnale continuo ottieni buoni risultati di potenza per basse impedenze. E “fai un figurone”. Ma con segnali impulsivi ad alta frequenza, potresti ottenere che “l’alimentatore non ti segue” e si siede, saturando. E genera del clipping anche a valori di tensione molto più bassi di quello che puó erogare con un segnale continuo. Questa è un po’ ostica.. Lo so..
È come una macchina che ha grande velocità “lanciata”, ma non ha capacità di accelerazione, quindi rimane indietro sul tortuoso. E la musica è ESTREMAMENTE TORTUOSA.

Da cui: se devi girare nel misto, meglio meno potenza e coppia erogata bene, che tanta potenza erogata in un ristretto numero di giri.
Per cui, l’alimentatore deve essere ben filtrato e anche veloce. E non basta “riempirlo di condensatori di filtro”. Serve che questi si carichino e scarichino VELOCEMENTE. E che non si generi rumore sui diodi raddrizzatori durante le fasi di assorbimento e chiusura. Ed anche che i transistors finali aprano e chiudano in fretta.. e non dipende solo dai componenti, quanto un ampli è veloce.

Fa TANTO il layout e la posizione dei componenti.
Non è ne facile ne economico progettare un alimentatore che elevi la tensione di batteria a quella necessaria per erogare la potenza nominale che sia potente, veloce, abbia un alto rendimento e non generi rumore che si aggiunge al segnale musicale. Come non è facile progettare una linea di amplificazione veloce e stabile su tutti i tipi di carico.
Tante volte, a parità à di budget si fanno delle scelte. Ad esempio, dimensionare l’alimentazione in modo più “realistico” rispetto alla destinazione d’uso, ma più silenzioso e veloce.
Alla fine dei conti, l’ampli che “raddoppia la potenza al dimezzamento del carico”, ovvero: “l’ampli correntoso”, non significa mai automaticamente che “suona meglio”. Certo, sui segnali a bassa frequenza ha un’elevata probabilità di andare meglio di uno meno “correntoso”. Ma ad alta frequenza, potrebbe non essere così pulito, a parità di budget di progetto.
La prova di “TRITim” di Audio Review o ACS che era citata nel trafiletto postato da Darios mette in evidenza la distorsione di intermodulazione dinamica dalla quale puó essere affetto l’amplificatore, su carico induttivo, resistivo e capacitivo. In altre parole: la corrente erogabile con segnali difficili su carichi difficili. E tante volte, anche ampli che quasi raddoppiano la potenza al dimezzamento del carico, mostrano tante “righe di intermodulazione” o addirittura non sono in grado di arrivare alla potenza nominale.
Purtroppo le “comparative sulla carta” sono sempre fuorvianti. Anche se ci sono le prove tecniche. Almeno, se queste sono le solite previste con segnali sinusoidali e carico resistivo.
Il segnale musicale non è sinusoidale e gli altoparlanti non sono un carico resistivo.
Indagini più approfondite danno previsioni più “azzeccate”. Tuttavia, l’orecchio è giudice sovrano. Ma attenzione che confrontare due amplificatori con sistemi di altoparlanti diversi è altrettanto fuorviante che leggere le prove tecniche.
In sostanza, alla fine uno sceglie sempre facendo le solite considerazioni, o sulla base del sentito dire da altri. Perchè certo gli apparecchi non li si possono provare quasi mai, prima di comprarli.
Ciao!
