Kristo ha scritto:A mio avviso, bisogna capire un pò i fattori al contorno per poter comprendere l'involuzione che ha coinvolto ACS...
Voci di corridoio (ma neanche troppo) confermano un terremoto finanziario che ha coinvolto la redazione. Il primo a farne le spese è stato il forum, ed a seguire l'azienda stessa.
E con l'azienda, ad affondare sono stati i dipendenti, tutti....
AudioReview è da sempre, comunque, la struttura più solida, e la scelta di concentrare le forze rimaste, cercando e sperando di ripartire da questa, credo sia comprensibile e condivisibile. Quale sarebbe potuta essere l'alternativa?
la critica, il rammarico, la delusione, ci stanno tutti... personalmente però non cercherei colpevoli, quanto piuttosto "cause"... un'analisi da cui cercare di tirar fuori suggerimenti, e perchè no fornire un supporto (almeno di idee) a quella che, nel bene e nel male, è la rivista che ci ha "unito" fino a pochi mesi fa, e alla quale dobbiamo le fondamenta di questa nuova community...
questo per lo meno è il mio punto di vista...
In linea di massima io sono d'accordo.
In questo momento mi risulta essere rarissimo sottrarsi a questa maledetta crisi economica, e ACS non credo faccia eccezione.
Oltretutto, parliamoci chiaro, il mitico "car audio" è morto da un pezzo, non c'è più quella cultura che catturava i giovani delle generazioni addietro, al giorno d'oggi la parola d'ordine più ricorrente è il formato compresso, la comodità di ascolto, non la qualità o l'ambizione di ascolto "serio".
Aggiungete il fatto che le auto nuove hanno TUTTE l'impianto di serie, e che metterci le mani per installare e modificare è sempre più difficile, e che quindi si è costretti a ricorrere a professionisti che molte volte non lo sono, e che comunque comporta sempre una certa spesa, in un periodo in cui ce lo si può permettere sempre meno..
Oppure valutare l'alternativa di trasformarsi in autodidatta, che spesso viene stroncata sul nascere per tutta una serie di ragioni.
Il mercato.....anzi, tutti i mercati sono andati a "donne-di-facili-costumi", i gloriosi brand hanno chiuso o si sono svenduti, i pochi rimanenti hanno delocalizzato, c'è tutto un marasma 'n se capisce più niente, come di (esagero, ma per rendere l'idea) un costruttore o multinazionale che produce lo stesso articolo con diversa veste per diciotto marchi diversi, mentre altri diciotto lo copiano per un totale di trentasei versioni della stessa cosa delle quali più della metà è taroccata.
Velo pietoso espandibile ad importatori, negozianti e tutti gli addetti del settore, dal primo all'ultimo, con più o meno pelo sullo stomaco.
Alla luce di questo, gli appassionati o i "consumatori" in genere si sono allontanati, noi rimasti siamo una cerchia di irriducibili, di nicchia, gli ultimi dinosauri.
E' ovvio che l'interesse delle persone per il settore, cala.
Ed è logico che la tiratura delle riviste, cala.
E per "starci dentro", si monitorizzano i costi, e la qualità dei contenuti, cala.
Privilegiando magari una sponsorizzazione, occulta o diretta, al limite del selvaggio.
Ormai, ad oggi, che avrebbe dovuto fare Newmediapro?
La resa dei conti è arrivata (ma mica solo per loro), e anzichè interrompere del tutto la stampa e la vendita, il tentativo di accorparla in AR io lo trovo quantomeno comprensibile, non fosse altro che la (ex) amata rivista ebbe i natali allo stesso modo (nostalgiaaa!..
)
In sostanza le critiche alla (ex) testata in questo momento sono secondo me un po' sprecate, la "fusione" non avrebbe sorprendentemente comportato una sorta di inversione di marcia o di "botta di miglioramento", i tempi sono questi, e credo sia inutile aspettarsi l'incredibile.
Soldi, investimenti, miglioramenti tangibili, oggigiorno sono utopie...reali!
In ogni dove purtroppo.
Salvo che nelle tasche...di seta!
Semmai, il malcontento del lettore hificarista aveva più senso prima, già a partire da diversi anni fa via via fino ad oggi, in cui si è raggiunto il ripiego di cui si parla nel topic.
Francamente ritengo un po' fuori luogo aspettarsi chissà che cosa da quelle trenta pagine, per conto mio apprezzo, come tipo di scelta, che le abbiano inserite su AR invece di eliminarle dalla faccia della terra, anche se la qualità della carta e dei contenuti non credo possano fare al caso mio, soprattutto se paragonati ai fantastico primo centinaio di numeri.
Se proprio non dovesse funzionare....temo ci si debba preparare al saluto finale, ma tant'è...
L'auspicio è, che se le cose a livello globale dovessero raddrizzarsi un po', di riflesso anche rivista e mercato possano risollevarsi fino a tornare, non dico ai vecchi fasti (eccerto che sono pessimista, non dovrei esserlo?
), ma perlomeno a trattare più seriamente una bella (e costosa) passione.
Senza però dimenticare che molto dipende anche dal cosiddetto consumatore.
Ho detto.
"alta fedeltà" è un termine di marketing e un terreno di scontro.
"my - fy" è libertà di pensiero, il miglior compromesso per ognuno e rispetto per ogni appassionato di musica.
La "hi - fi" d'élite non esiste.