zibi87 ha scritto:Far nascere una pianta, farla vivere dentro ad un vasetto di 5cm di diametro in polistirolo, infilarla dentro ad una serra e poi ucciderla per mangiarla è meno crudele dell'equivalente animale perchè questa non urla?
Non è così grossolana, la cosa, quanto meno non sempre.
In ogni caso la questione può avere una sua valenza, per cui la affronto volentieri, anche se sull'argomento specifico avevo già risposto prima alla più o meno equivalente osservazione di pergo.
Allora, sì, certe pratiche agricole sono deprecabili e, per quel che mi riguarda, vanno rigettate.
Manipolazione genetica e floricultura, ad esempio, per me andrebbero vietate.
Ma la coltivazione di un pomodoro, così come di una fragola o di una zucca o di pressoché quasi qualsiasi ortaggio, non prevede affatto la soppressione della pianta, che fa serenamente e con tutte le cure la sua vita naturale dalla nascita fino al termine del suo ciclo vitale, ma il prelievo periodico dei suoi frutti, oppure del risultato finale del suo ciclo vitale, nel caso di quelle che portano un solo "frutto".
E le piante sono fatte per questo, affidare ad altri il trasporto dei propri frutti/semi per riprodursi.
Gli animali no, per riprodursi usano ancora il vecchio e sano buon sesso, nella infinita varietà di forme che la natura si diverte a creare.
Poi certo, sono cmq inseriti nella catena alimentare anche loro, e pesce grosso mangia pesce piccolo, ma non esiste specie animale che lo faccia come noi, ossia in maniera industriale e su stimoli dettati non già dall'esigenza di sopravvivere ma del piacere personale.
Ammetterai la differenza.
Anche il vasetto, è un falso problema, lo si usa, e neppure sempre, per il trasferimento dal semenzaio (che è un piccolo campo a tutti gli effetti) al pieno campo. E fino a quel momento, la piantra non ha bisogno di niente di più grande.
Inoltre la pianta, contrariamente all'animale, che si può tranquillamente prendere a bastonate ma alla fine la carne la darà cmq (e pazienza se non sarà buona, chiccazzosenefrega), se non la curi con mille attenzioni, allora sì che secca e muore, e di frutti... dito medio associato al gesto dell'ombrello.
A questo aggiungi che se uno vuole, può giovarsi delle pratiche colturali di consociazione ed avvicendamento che, se ben implementate, innescano un processo virtuoso di auto-sostentamento/nutrizione/fertilizzazione/areazione/ecc. del terreno che consentirà la migliore vita alle piante che, in modo del tutto naturale e rispettoso del loro ciclo vitale, si avvicenderanno su quel terreno.
zibi87 ha scritto:E' o non è una crudele manipolazione della vita per il solo egoismo umano?
No, finché la cosa viene fatta in modo naturale, non lo è, per i motivi sopra esposti.
Crudele ed egoista è l'agricoltura intensiva, che guarda solo alla quantità e mette in atto, peraltro forzatamente, pratiche totalmente innaturali e distruttive del potenziale dei terreni, annullamento della biodiversità introducendo specie ogm che, essendo appositamente studiate per essere super-competitive, hanno un potere di auto-propagazione ordini di grandeza superiori alle piante naturali, che vanno quindi a minacciare seriamente, sostituendole progressivamente.
Egoista e crudele è forzare terreni e piante a lavorare al di fuori dei loro cicli staginali, perché vogliamo le primizie o cmq gli ortaggi fuori stagione, come se non fosse possibvile aspettare.
E non mi si venga ad obiettare che per dare da mangiare a tanta gente non si può evitare l'agricoltura intensiva, questolo abbiamo già discusso ed è un altro falso problema, sotto molti aspetti, tutti sempre e solo legati alla nostra avidità e arroganza da padroni del mondo.
Non mi si venga neppure ad obiettare che i raccolti sno a rischio metereologico, perchè la cosa è vera ma è tanto più vera e devastante quanto più intensiva e quindi estesa è la coltivazione.
Ed è sotto gli occhi di tutti, oggigiorno, che riportare l'agricoltura alla dimensione locale è l'unico modo per salvarla.
Il mio orto è svluppato in maniera naturale e rispettosa delle stagioni e non fa male a nessuna pianta, ed il giardino circostante lo tengo quanto più "selvatico" possibile.
Coltivo - e quindi consumo - solo ortaggi e verdure di stagione, quindi non forzo niente e nessuno.
Nonostante sia un orto che un giardino producano grosse quantità di scarti organici, i miei non impattano sulla nettezza urbana nemmeno per un grammo, è tutta roba che viene bene per millanta versi sia per il giardino stesso che per l'orto.
Insomma, in poche parole, la risposta al tuo quesito è no.
