Giusto per approfondire, l'illustrazione che ha messo
@mark3004 si riferisce più alla "frequenza di campionamento" che al "numero di bit". Ma è comunque molto esplicativa.
In generale, il numero dei bit determina il numero di livelli massimi nel quale SI PUÓ DIVIDERE IL SEGNALE, istante per istante. Mentre la frequenza di campionamento è il numero di "fettine", di "istanti", nel quale viene tagliato il segnale nell'unità di tempo (il secondo).
Il segnale digitale, quindi, è una serie di "fette tagliate fini" di un salame dal diametro irregolare (che segue il segnale), sia in senso orizzontale (la FS determina il numero di fette per centimetro) sia in senso verticale (il numero dei bit determina il diametro). Ed ogni "cubetto" così tagliato ha un proprio posto che dovrà poi riprendere quando lo ricompatteremo, in analogico.
Quando il segnale viene ricostruito dal convertitore D/A ( o "DAC", come ti pare), questo dovrà mettere assieme, come in una battaglia navale, tutti i cubetti.
Più sono i cubetti in cui è diviso il segnale, meno sarà "inventato" in segnale ricostruito, dal passa basso in uscita dal convertitore.
Come fa il convertitore a ricostruirlo?
Conosce il livello del cubetto perchè il "bit viene numerato" e porta con se il suo numeretto. E conosce la sua posizione nel tempo, perchè il cubetto ha stampato sopra "l'ora a cui è stato tagliato".
Quindi, se il convertitore è preciso e coscienzioso, riesce a ricomporre per bene il salame in uscita.
Quando il convertitore non ha i riferimenti di tensione di alimentazione a posto, il salame puó assumere un diametro diverso dall'originale. Distorsione conosciuta fin dagli albori dell"era digitale".
Quando il convertitore non ha l'orologio a posto, nasce il problema del "jitter". Distorsione "temporale" indagata più di recente. Ed il segnale puó assumere una forma diversa da quello originario in senso orizzontale.
E ci sono due tipi di imprecisione: una "casuale", data da oscillazioni irregolari nel tempo, come se le lancette dell'orologio fossero svitate e assumessero posizioni casuali rispetto al perno di rotazione in base ad "urti esterni". Ed uno "fisso" dato dal fatto che l'orologio ha uno sbaglio che si presenta a determinati orari. Come il "ritardo rituale" della sposa quando giunge all'altare.
Mi scusino le imprecisioni e gli strafalcioni gli esperti.. È una enorme semplificazione per cercare di spiegare "in tre dimensioni" una cosa espressamente elettro-matematica.
In mezzo a tutto questo casino di cubetti di salame, se un DSP è sotto dimensionato in termini di velocità, si perde qualche cubetto, generando degli artefatti (come i cubetti che si vedono in TV quando manca il segnale). Se la sua frequenza di lavoro è troppo bassa, avrà dei limiti di risoluzione nei filtri e nei ritardi che puó generare. Perchè puó trattare solo cubetti grossi.
Quindi, per poter "spaccare il cubetto in 4 (o più), il DSP deve avere la possibilità di lavorare a frequenza di campionamento elevata almeno quanto il segnale in ingresso e con un numero di bit elevati almeno quanti quelli che gli vengono proposti in ingresso.
Ma serve anche un processore potente, per poter lavorare segnali complessi. Perchè su ogni singolo cubetto che passa, il DSP esegue una elaborazione di tempo e frequenza. Quindi, se i cubetti sono tanti e lui deve rispettare l'orario di lavoro, deve essere un tipo tosto.
I DSP economici come il mio, lavorano segnali a 24 bit e 48 KHz. E se li convertono tutti a quella frequenza. Quelli più costosi lavorano a 24 o 32 bit e 96 o 192 KHz, per esempio.
In ogni caso, il DSP lavora alla sua frequenza. E converte tutti i segnali in ingresso a quella. Sia che campioni un segnale analogico, sia che ricampioni un segnale digitale. E questi processi non sono "trasparenti".
Ma è un altro argomento. Meglio non approfondire..
Trasmissione dati:
Ci sono diverse linee di pensiero su ottico ed elettrico. Tuttavia, quello che deve fare la connessione è rispettare il segnale. In campo audio "consumer", si usa il protocollo "SPDIF". Ovvero "Sony Philips Digital InteraFace". Che puó essere sia ottica con connessione TOS Link, sia elettrica.
Quella elettrica è normalmente più precisa. Quella elettrica consente di isolare i due apparecchi connessi ed evitare loop di massa.
Mio parere personale è che, ora che i ricevitori ottici hanno tutti un "recklocking", ovvero un tipo che controlla e corregge l'ora di tutti i cubetti, in auto è preferibile l'ottico, se ascolti ad auto in movimento mentre la utilizzi. Ma si entra nelle pure preferenze personali..
Il problema nasceva proprio dal fatto che il segnale inciso nel CD è una "spirale" che "contiene" il segnale di tempo. Nel senso che veniva presentato dalla meccanica che girava a velocità angolare costante rispetto al pikup. E quindi, durante la trasmissione, doveva essere preservato senza "arrotondarlo troppo" per dare modo al convertitore esterno di capirlo. Ed il collegamento elettrico assicurava "spigoli di qualità superiore nella forma dei "cubetti". Altrimenti poteva avvenire il fenomeno dei "glitch". Che per fare un esempio "visibile" è come il salto di quadro che avveniva con i segnali TV analogici, nei televisori a tubo, con segnali scadenti. Altro che "jitter"!
Ora il problema è molto ridimensionato. Perchè i segnali vengono letti anche a velocità maggiori ed inseriti in una memoria, quindi "sparati fuori" completamente riordinati da orologi precisi. E quando vengono presi in consegna dal convertitore, normalmente questo ha un proprio circuito di controllo. Perchè accetta segnali di varia natura e li deve riconoscere. Quindi è un oggetto molto più complesso di quelli di 40 anni fa.
Spero di non averne sparate troppe, dai..
Ciao!
Sorgente: Pioneer DEH X8500 DAB modificata con sovra campionatore 24/48 ed uscita SPDIF ottica sotto controllo volume da Etabeta.
- DSP Helix DSP3s
- Amplificatore 6 canali Audison AF M6d:
2 canali su woofers Audio Development W60
2 canali su full range 2 pollici Audible Physics 220 CP
2 canali in bridge su sub Sonus by Nostromo & rs250v, in cassa chiusa.